il food & beverage Made in Italy riconferma il trend positivo nel 2020 %
A causa della pandemia, il PIL in Italia ha subìto una drastica riduzione del 8,8%; tuttavia, il settore dell’export agroalimentare italiano è riuscito a mantenere un andamento positivo. Le vendite all’estero relative all’industria alimentare nel 2020 sono cresciute dell’1,4% rispetto alla caduta complessiva del 10,8% dell’export nazionale, come riportato da un’analisi Coldiretti sulla base di dati Istat. Il food & beverage italiano è quindi riuscito a reggere il colpo economico inflitto dal Covid molto meglio rispetto ad altri settori. Nel primo semestre del 2020 ha mantenuto una crescita del 3,5%, mentre la restante manifattura italiana vedeva un crollo delle esportazioni del 16,4%.
L’agroalimentare Made in Italy si è riconfermata un’industria resiliente e competitiva, in grado di trainare la ripresa economica del Paese. Il settore, che vale in media il 15% del PIL nazionale, è ricco di potenziale: in seguito ad una crescita dell’export pari all’ 89% negli ultimi 10 anni, nel 2019 ha raggiunto il valore record di 44,6 miliardi di euro. Anche la produttività del lavoro all’interno del settore è aumentata notevolmente tra il 2014 e i 2019, con un +14,2% che lo colloca al secondo posto dopo l’industria chimica.
Tra le regioni italiane che contribuiscono in misura maggiore a queste esportazioni contiamo:
- Emilia-Romagna con più di 4 miliardi;
- Veneto (3,43mlrd);
- Lombardia (3,42 mlrd);
- Piemonte (2 mlrd).
L’export agroalimentare italiano nel mondo
Ad oggi, il Made in Italy si trova al quinto posto tra le potenze mondiali nell’export di food & beverage, preceduto solamente da Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi e Francia. All’interno dell’Europa, invece, l’Italia si trova al primo posto per valore aggiunto e al terzo posto per produzione lorda vendibile.
Secondo l’analisi di Coldiretti, i Paesi in UE che hanno guidato la domanda per l’agrifood italiano sono:
- Germania (+5,5%);
- Francia;
- Regno Unito;
- Spagna;
- Paesi Bassi;
- Belgio;
- Austria.
Nel primo semestre 2020, questi acquisti sono ammontati a circa 14,3 miliardi di euro, a dimostrazione che l’UE resta il principale mercato di export del food Made in Italy, con una quota del 70% delle esportazioni nazionali.
Tra le destinazioni extra UE si contano invece gli Stati Uniti (+5,2%) nonostante i dazi applicati anche ai marchi italiani, seguiti da Giappone, Cina, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti, per un valore complessivo di 7,9 miliardi di euro.
Quali sono i prodotti più esportati?
L’andamento positivo del settore è dovuto ancora una volta alla qualità dei beni Made in Italy. I prodotti del food & beverage italiano più richiesti (anche durante la pandemia) sono quelli certificati DOP e IGP, che costituiscono oltre il 20% dell’export agroalimentare nazionale. L’industria del nostro Paese detiene numerosi primati in questo settore: l’Italia esporta il 43% delle conserve di pomodoro, il 30% della pasta, il 21% dell’olio d’oliva, il 20% del vino, il 14% dei salumi e l’11% dei formaggi a livello globale. Tuttavia, a causa dei vari lockdown nel mondo e alla conseguente chiusura dei locali, alcuni prodotti hanno visto un netto calo delle vendite: è il caso del vino, diminuito dell’oltre 4%. Allo stesso tempo però, lo stop della ristorazione ha favorito la vendita di altre categorie alimentari per l’uso domestico, come i prodotti da forno e la pasta.
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