I punti chiave della ripartenza economica 2021: digitalizzazione, sostenibilità, internazionalizzazione

L’inizio del 2021 porta con sé i primi segnali di ripartenza economica; le prospettive sono buone (secondo Oxford Economics, l’attività economica globale vedrà una ripresa del 5%) e si può tornare ad essere fiduciosi, ma con cautela. Le proiezioni indicano una ripresa a “V” dell’economia mondiale: la netta contrazione causata dalla pandemia sarà seguita da una ripresa altrettanto netta, arrivando al pieno recupero del PIL.

La ripresa interesserà tutte le aree geografiche ma con diversi livelli di intensità, e la crescita della domanda di beni (+8,7%) compenserà il minor recupero dei servizi (+3,4%), colpiti più duramente. Si prevede un andamento simile anche per l’export italiano: il valore delle vendite dei beni Made in Italy dovrebbe crescere dell’11,2% riprendendosi quasi completamente rispetto al -11,5% dello scorso anno. Tuttavia, le imprese italiane dovranno essere pronte ad adeguare le proprie strategie di business ai continui cambiamenti del contesto globale. Le incognite sono ancora numerose e non è possibile effettuare previsioni con assoluta certezza, tuttavia una cosa è sicura: in questo contesto di sfide si trovano anche numerose opportunità di ripresa per le aziende.

Su cosa devono puntare le imprese per accedere alla ripartenza economica 2021?

Per essere competitiva, la strategia aziendale dovrà essere fondata su basi innovative, ambiziose e trasformative, cogliendo le opportunità in un contesto generale di sfide. Le imprese dovrebbero quindi adottare una strategia basata su 3 punti chiave: digitalizzazione, sostenibilità e internazionalizzazione.

Prima del Covid-19, i livelli di digitalizzazione delle PMI italiane erano molto più bassi rispetto ai livelli delle corrispettive aziende europee o delle imprese più grandi. In base ai dati forniti dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, nel 2019 l’88% delle imprese italiane riteneva importante una strategia digitale per sviluppare le proprie attività, ma solo il 26% era digitalmente competitivo sul mercato globale. Il 13% delle imprese non aveva nessuno che si occupasse di aspetti digitali, mentre il 20% non aveva nemmeno il sito web.

La pandemia ha fatto emergere la necessità di adattarsi velocemente ad uno scenario nuovo ed in continua evoluzione, spingendo molte PMI a migliorare i propri livelli di digitalizzazione; ad oggi, circa il 40% delle imprese sta effettuando investimenti importanti in AI e in tecnologie cloud.

Per essere competitivi sul mercato, è necessario effettuare un’accelerazione nell’adozione di tecnologie all’interno dell’azienda.

La sostenibilità è considerata uno dei fattori essenziali per la ripartenza, in tutte le sue sfaccettature: sia ambientale, basata sulla transizione energetica, ma anche sociale, per creare una realtà più equa ed inclusiva. Da questo punto di vista, il 2021 è un anno decisivo per il nostro Paese: per la prima volta, l’Italia assumerà la presidenza del G20 seguendo il motto “People, Planet, Prosperity”; inoltre, sarà co-presidente della conferenza mondiale sul clima Cop26 a fianco del Regno Unito.

Nel 2020, il 47% delle maggiori imprese europee ha mostrato attenzione alla sostenibilità. Rispetto al 2018, questa percentuale è aumentata del 27%. Lo stesso anno, il 52% delle stesse imprese europee ha trattato anche questioni digitali. Tendenzialmente, le imprese europee si trovano ai primi posti nelle classifiche sulla sostenibilità, e sono spesso le prime ad adottare pratiche più sostenibili. Il passaggio ad energie rinnovabili e l’adozione di misure per l’efficientamento energetico sono sempre più frequenti nei piani di sostenibilità delle aziende europee.

In realtà, digitalizzazione e sostenibilità dovrebbero andare di pari passo. Secondo un report presentato in occasione dell’Agenda di Davos 2021 (The European Double Up: A twin strategy that will strengthen competitiveness,”), le aziende che le applicano in combinazione hanno molte più probabilità avere le performance migliori in futuro. Le imprese europee partono avvantaggiate dal punto di vista sostenibile, ma sono ancora poche le aziende che sfruttano al pieno il potenziale di questo duplice approccio.

Negli ultimi decenni, il mercato globale è cambiato radicalmente. Se in passato il metodo di “export passivo” poteva funzionare, oggi questa strategia non è più sostenibile. È quindi necessario adottare una strategia di internazionalizzazione, attraverso una serie di azioni commerciali mirate ed efficaci a lungo termine. I vantaggi dell’internazionalizzazione sono molteplici: nuove opportunità di crescita, diversificazione dei rischi, produzione a prezzi più competitivi, aumento del guadagno, e molti altri. Tuttavia, affinché questa strategia sia efficace, bisogna individuare i giusti mercati su cui puntare.

Paesi target dell’internazionalizzazione italiana

Nell’ottica della ripartenza economica, i principali Paesi target per l’internazionalizzazione delle imprese italiane restano Germania, Francia, Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito; nel 2019, come riporta il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il loro peso combinato sull’export italiano era del 43%.

Oltre ai Paesi avanzati, sarà importante puntare sui cosiddetti Paesi maturi UE: Cina, Giappone, Marocco, Russia, India, Vietnam, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Canada, Qatar. Questi mercati sono potenzialmente vantaggiosi per una serie di fattori quali la capacità di spesa, l’elevata quantità di imprese italiane già insediate e il clima d’affari favorevole. Inoltre, Paesi come Cina, Corea del Sud e Russia sono stati in grado di mantenere invariato il loro rischio del credito, mentre il Vietnam si è distinto per il suo miglioramento in questo senso.

Sarà fondamentale anche continuare a presidiare Turchia, Brasile, Messico, Arabia Saudita per via delle prospettive economiche positive che li vedono tornare velocemente ai livelli pre-Covid.

Considerando invece i Paesi con un alto tasso di crescita del PIL, una recente apertura al commercio globale e una trasformazione delle economie e abitudini di consumo, sono buone le opportunità provenienti dai Paesi ASEAN (Vietnam, Singapore, Indonesia, Malesia e Filippine), da alcuni Paesi sud-americani (Perù, Cile e Colombia) oltre ad Azerbaigian, Kazakistan e Uzbekistan. Per quanto riguarda l’Africa invece, saranno da verificare le opportunità per le aziende italiane principalmente in Sud Africa, Nigeria, Senegal, Ghana e Kenya.

Come digitalizzare ed internazionalizzare per favorire la ripartenza economica 2021

Per favorire la ripresa economica e mantenere un ruolo competitivo sul mercato globale, è necessario che le PMI italiane adottino un approccio basato su digitalizzazione ed internazionalizzazione. È consigliabile affidarsi a professionisti in grado di supportare l’impresa nel delineamento della strategia più adatta alle sue esigenze.

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